Quando gli adulti in sovrappeso si scambiano prodotti a base di cereali raffinati, come pane bianco e pasta, con varietà di cereali integrali, ne mangiano meno, perdono peso e la quantità di infiammazione nel corpo diminuisce. Questi sono alcuni dei risultati di un grande studio danese diretto dall’Istituto Nazionale per l’Alimentazione, Università Tecnica della Danimarca. Lo studio supporta la base scientifica per la raccomandazione alimentare danese di scegliere i cereali integrali. L’effetto benefico del consumo di cereali integrali anziché di prodotti a grani raffinati è ben documentato. Studi epidemiologici hanno dimostrato che il consumo di cereali integrali diminuisce il rischio di sviluppo ad es. delle malattie cardiovascolari. Nello studio più completo fino ad oggi nel suo genere, i ricercatori hanno studiato l’effetto dello scambio di prodotti a base di cereali raffinati nella dieta – come il pane bianco e la pasta – con le varietà di cereali integrali. Il National Food Institute ha diretto lo studio, che è stato condotto in stretta collaborazione con il Dipartimento di nutrizione, attività fisica e sport dell’Università di Copenaghen e DTU Bioinformatics.
Lo studio ha incluso 50 adulti a rischio di sviluppare malattie cardiovascolari o diabete di tipo 2. I partecipanti allo studio sono stati divisi casualmente in due gruppi. Un gruppo ha consumato una dieta per otto settimane, in cui tutti i prodotti a base di cereali erano varietà di cereali integrali. Dopo un periodo di sei settimane in cui i partecipanti hanno aderito alla loro dieta abituale, hanno consumato una dieta in cui tutti i prodotti a base di cereali sono stati raffinati per altre otto settimane. L’altro gruppo ha completato lo studio nell’ordine inverso. Gli esami del sangue hanno mostrato che i partecipanti avevano meno infiammazione nei loro corpi quando mangiavano cereali integrali. In particolare, sembrava che la segale avesse un effetto benefico sul contenuto ematico dei markers infiammatori (IL-6 e proteina C-reattiva). L’infiammazione è la risposta naturale del corpo a un’infezione, ma alcune persone hanno livelli leggermente elevati di infiammazione di basso grado anche se non vi è alcuna infezione. Questo è particolarmente vero nelle persone in sovrappeso o con obesità franca.
Responsabili del fenomeno sono le adipochine prodotte dal tessuto adiposo e la disbiosi intestinale che segue da una dieta povera o addirittura priva di fibre grezze. Circolando in periferia, le adipochine, fra cui ci sono anche alcune citochine (come la stessa IL-6) causano reazioni infiammatorie nei tessuti allertando il sistema immunitario. Se l’infiammazione si estende ai vasi linfatici si ha la comparsa di linfangite: tutti la conoscono meglio come cellulite, che è tanto inestetica quando a volte dolorosa. Nelle persone in sovrappeso, un aumento del livello di infiammazione sub-clinica può portare ad un aumento del rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. Lo studio mostra anche che i partecipanti mangiano meno quando i prodotti integrali sono nel menu, presumibilmente perché il consumo di cereali interi causa sazietà. Mentre si mangia la dieta integrale, i partecipanti hanno generalmente perso peso. I ricercatori hanno usato il sequenziamento del DNA per analizzare campioni di feci dai partecipanti al fine di esaminare se i diversi tipi di dieta hanno influenzato la composizione batterica dell’intestino dei partecipanti.
Nel complesso, l’analisi non ha mostrato i principali effetti dei prodotti a base di cereali nella composizione dei batteri intestinali. Tuttavia, anche se l’analisi non ha rivelato cambiamenti significativi nel microbiota medio intestinale dopo il consumo di cereali integrali, può ben essere che la composizione individuale dei nostri microbi intestinali ha un impatto sulla reazione individuale del nostro corpo di cereali integrali nella dieta, visto che i nostri batteri ci aiutano a digerire le fibre nei cereali integrali. L’analisi ha confermato che esiste una solida base scientifica per la raccomandazione dietetica di mangiare cereali. Tra l’altro, ci sono già da tempo prove che esiste già una disbiosi intestinale nei pazienti con pre-diabete, tutto in relazione ad un cattivo stile di vita (dal fumo di sigaretta all’abuso di alcolici fuori pasto, al preferire cibi già preparati sempre più spesso a quelli freschi, non assumere almeno tre porzioni di frutta al giorno, ecc.). Nel tentativo di correggere i fattori voluttuari, sarebbe scelta saggia rivedere le abitudini dei tre pasti principali del giorno.
Per i devoti della colazione classica si può cominciare, per esempio, con cappuccino e cornetto ai cinque cereali…..
- a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
La Rosa SL et al. Nat Commun. 2019; 10(1):905.
Leth ML et al. Nat Microbiol. 2018; 3(5):570-580.
Laursen MF et al. BMC Microbiol. 2017; 17(1):175.
Xiao L et al. Microbiome. 2017 Apr 8; 5(1):43.