Negli ultimi decenni, lo stile di vita umano è notevolmente cambiato, con l’aumento del consumo di alimenti per animali e l’assunzione di grassi nella dieta. L’incidenza del diabete era positivamente correlata a questi stili di vita malsani, indicando che i fattori dietetici svolgono un ruolo cruciale nella sua insorgenza e progressione. La prevalenza del diabete presenta un problema di salute pubblica notevolmente globale. Secondo i dati statistici dell’International Diabetes Federation, nel 2017 oltre 450 milioni di persone hanno sofferto di diabete in tutto il mondo e si prevede che questo numero raggiungerà i 629 milioni entro il 2045. Pertanto, sono urgentemente necessarie nuove strategie per il controllo del T2DM. Il microbiota intestinale rappresenta una comunità complicata che coinvolge i batteri nel tratto gastrointestinale, che di solito mantiene una relazione reciproca con il suo ospite. Numerosi studi hanno dimostrato che la patogenesi del T2DM è strettamente correlata al microbiota intestinale. È stato dimostrato che gli individui diabetici possiedono un’elevata quantità di batteri Gram-negativi, in particolare quelli appartenenti ai Proteobacteria.
Nei modelli di laboratorio di ratto diabetico, lo sbilanciamento della flora batterica è un fatto assodato. Nel diabete tipo 2, la disbiosi intestinale promuove il rilascio di lipopolisaccaride batterico (LPS) innescando un’infiammazione cronica di basso livello. L’eccessiva traslocazione di LPS nel fegato attraverso il circolo sanguigno può successivamente promuovere la cascata infiammatoria, portando al rilascio di citochine come alcune interleuchine e fattore di necrosi tumorale (TNF)-α. Uno degli approcci dietetici più comuni contro T2DM è l’aumento del consumo di acidi grassi polinsaturi omega-3 (ω-3). È stato suggerito che la bassa incidenza del diabete negli eschimesi della Groenlandia potrebbe in parte a causa dell’elevato consumo di olio di pesce che è ricco di ω-3. L’olio di semi di lino (OSL) è una fonte vegetale molto ricca di ω-3, ed ha il vantaggio di OSL rispetto all’olio di pesce è che è più economico e privo di contaminazione da metalli pesanti. Inoltre, è stato dimostrato che esso sopprime la produzione di citochine infiammatorie.
Ecco perché un team di ricercatori della Ningxia Medical University di Yinchuan ha mirato a valutare gli effetti dell’OSL e dei meccanismi correlati all’infiammazione e al microbiota intestinale nei ratti diabetici. A parte confermare che la supplementazione con olio di semi di lino ha abbassato la concentrazione plasmatica di trigliceridi e colesterolo LDL, alzando quella HDL, si sono registrati miglioramenti sulla capacità antiossidante plasmatica e la presenza di LPS plasmatico. L’integrazione di OSL per 8 settimane ha causato una riduzione significativa dei livelli di tolleranza al glucosio, IL-1β e TNF-α in obesi e diabetici. I nostri risultati hanno mostrato che un significativo aumento di una serie di citochine pro-infiammatorie tra cui IL-1β, IL-6, IL-17 e TNF-α, nei ratti diabetici indotti da streptozotocina, un antibiotico che uccide le cellule del pancreas. Prove crescenti hanno dimostrato che il microbiota intestinale svolge un ruolo critico nello sviluppo di T2DM. La disbiosi intestinale può facilitare l’ingresso di LPS nella circolazione sistemica attraverso l’aumento della permeabilità intestinale, che porta a infiammazione e disfunzione metabolica.
In questo studio, è stato scoperto che Bacteriodetes e Firmicutes erano i più dominanti in tutti e quattro i gruppi, che era simile alla flora intestinale umana. Nel presente studio, una diminuzione di Firmicutes dopo il trattamento con OSL ha rivelato che questo può attenuare il diabete riducendo la riduzione di Firmicutes nell’assorbimento di energia. Inoltre, il rapporto tra Firmicutes-Bacteroidetes è stato aumentato nel gruppo diabetico, suggerendo una caratteristica del disordine ecologico nei microbi intestinali. Importante, l’intervento con OSL nella dieta dei ratti ha ripristinato questo rapporto, dimostrando che l’olio di semi di lino modella positivamente l’ecosistema intestinale. Curiosamente, l’integrazione dietetica con olio di semi di lino ha anche aumentato significativamente alcuni acidi grassi a catena corta, l’acido propionico e l’acido butirrico, che erano inferiori nelle feci dei ratti diabetici. Ci sono numerosi studi che questi acidi hanno un effetto benefico sulle cellule intestinali, sull’immunità locale, sul metabolismo del fegato ed altro ancora.
L’olio di semi di lino si trova in commercio sottoforma di preparazioni li capsule o flaconi. Non è affatto costoso e negli Stati Uniti è fra gli integratori più comuni che si possono trovare al supermercato. Anche reperire i semi di lino non è un problema dalle nostre parti, quindi chi è affetto da diabete può scegliere comodamente quale forma assumere. Trattandosi di un prodotto assolutamente naturale, non è soggetto a prescrizione. Se può rassicurare, se ne può parlare anche con il proprio medico o diabetologo per una migliore gestione del prodotto.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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