L’asma e la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) sono state entrambe associate ad un aumentato rischio di sviluppare l’artrite reumatoide in uno studio pubblicato su Arthritis & Rheumatology. Le vie respiratorie infiammate possono contribuire allo sviluppo dell’artrite reumatoide, ma il ruolo delle malattie croniche delle vie aeree nello sviluppo dell’artrite reumatoide non è chiaro. Ci sono stati studi iniziati più di 40 anni fa che hanno ipotizzato che l’artrite reumatoide potesse avere una componente polmonare di origine, ma non sono mai stati chiariti i meccanismi o approfondite le connessioni d tipo genetico, ambientale o infettivologico. Con l’avvento della rivoluzione del microbiota intestinale, l’interesse si è spostato sulla flora batterica della bocca: in effetti, la parodontite è presente in molti pazienti con AR e la condizione sembra comparire costantemente fino a 10 anni prima della comparsa dei primi sintomi reumatologici. In questo nuovo studio condotto su 205.153 donne, i ricercatori hanno identificato 15.148 donne con asma e 3.573 con BPCO.
Più di 1.050 donne hanno successivamente sviluppato artrite reumatoide in un follow-up mediano di circa 24 anni. L’asma è risultato associato con un rischio maggiore del 53% di artrite reumatoide e la BPCO è stata associata con un rischio più elevato dell’89%, dopo aver aggiustato per fattori tra cui il fumo. L’associazione è stata particolarmente forte tra BPCO e la forma sieropositiva dell’artrite reumatoide, che è caratterizzata da elevati livelli ematici di anticorpi che si ritiene causino sintomi correlati all’artrite. Questi risultati supportano il paradigma secondo cui l’infiammazione della mucosa delle vie aeree croniche contribuisce allo sviluppo dell’artrite reumatoide. Invero, la Dr.ssa Julia A. Ford, primo autore della ricerca al Brigham and Women’s Hospital è d’accordo con alcune ipotesi patogenetiche formulate in passato, e ritiene possibile che le vie respiratorie infiammate possano essere un sito di produzione di anticorpi prima dell’inizio clinico dell’infiammazione articolare.
Lei ritiene che i pazienti con asma o BPCO possono essere sensibili all’artrite reumatoide e i medici dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di monitorarli per segni e sintomi correlati all’artrite. Ed anche la dipendenza dal tabacco è un fattore che potrebbe legarsi all’AR, in termini di comparsa che di possibilità di disfarsene. Fumare raddoppia il rischio di sviluppare la condizione, a causa della disbiosi indotta probabilmente nel cavo orale e nelle vie aeree. E i medici sanno anche che continuare a fumare aggrava la progressione della malattia. Uno studio parallelo pubblicato sulla rivista Arthritis Care & Research, dichiara che per i pazienti con l’artrite reumatoide che fumano, certi fattori sanitari sono stati legati con un’elevata probabilità che i pazienti potessero smettere di fumare. Nello studio, che ha incluso 507 pazienti fumatori, il 29% hanno smesso sopra un follow-up mediano di 4 anni e 9 mesi. Paragonati con altri pazienti, quelli nuovi della condizione erano col 60% di probabilità di smettere di fumare.
Per i pazienti che vivevano a ridosso dei sistemi sanitari nelle comunità rurali la probabilità arrivava fino al 66%. Al contrario, i pazienti sieropositivi (quelli con titolo di auto-anticorpi elevato con malattia attiva), avevano il 43% di probabilità in meno di rinunciare alla sigaretta. I fattori demografici non sono risultati predittivi per l’abbandono del fumo.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
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