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Tumore al polmone: come gli estrogeni e la situazione della donna lo influenzano

Il carcinoma polmonare rimane la principale causa di morte per cancro a livello globale e gli esiti per i pazienti con diagnosi di carcinoma polmonare avanzato non a piccole cellule (NSCLC) sono scarsi nonostante i recenti progressi nel trattamento. Nel 2016, ci sono stati 222.500 nuovi casi di cancro e 155.870 decessi per cancro correlati al sistema respiratorio negli Stati Uniti. Per mezzo secolo, l’incidenza e la mortalità del carcinoma polmonare sono aumentate, e il cancro ai polmoni è la principale causa di morte per cancro nella maggior parte dei paesi sviluppati. Man mano che il numero di donne fumatrici continua ad aumentare, il rapporto tra maschio e femmina i pazienti con carcinoma polmonare sono aumentati rapidamente. In contrasto con il costante aumento della sopravvivenza per la maggior parte dei tumori, quello per il cancro ai polmoni è stato lento, con una attuale sopravvivenza relativa a 5 anni del 18%. Esistono numerosi fattori associati a prognosi sfavorevole, come resistenza ai farmaci e differenze di genere ed età. Sebbene alcune alterazioni molecolari siano condivise tra vari sottotipi istologici di cancro, la maggior parte delle alterazioni genomiche rimane distinta.

Le evidenze fino ad oggi indicano che la presenza e la progressione del carcinoma polmonare sono influenzate da fattori dipendenti dal sesso, in particolare gli estrogeni. Alcuni studi medici più recenti hanno dimostrato che gli ormoni sessuali svolgono un ruolo importante nello sviluppo del tessuto polmonare, nella comparsa dell’infiammazione polmonare e forse nella biologia molecolare del carcinoma. Molti ricercatori hanno scoperto che i risultati dei pazienti con carcinoma polmonare erano correlati all’uso di anti-estrogeni. Pertanto, gli ormoni sessuali e i loro recettori corrispondenti possono essere potenziali biomarcatori molecolari che predicono l’insorgenza, lo sviluppo, il trattamento e la prognosi del carcinoma polmonare. Gli estrogeni influenzano i processi cellulari legandosi ai recettori degli estrogeni (ER) e segnalando in due modi diversi: genomico e non genomico. Nella segnalazione genomica, gli estrogeni si legano ai loro recettori, principalmente ER-α ed ER-β, il che causa accoppiamento (dimeri), traslocazione al nucleo e legame con specifiche regioni del DNA. Questi recettori sono coinvolti in numerosi tipi di tumori maligni, tra cui il carcinoma mammario e quello prostatico.

Per portare un esempio di come gli ormoni femminili possono essere un fattore favorente alla crescita tumorale, basti pensare che gli estrogeni stimolano le cellule di carcinoma polmonare a secernere l’enzima MMP-2, una proteasi che taglia la matrice intorno alle cellule e permette loro di scappare dal sito madre (metastasi). Tuttavia, molti studi hanno scoperto che gli estrogeni hanno effetti significativi sui polmoni sviluppo e fisiologia, che hanno fornito un potenziale meccanismo molecolare per le differenze di sesso nel carcinoma polmonare. Già gli studi sugli animali di laboratorio avevano osservato che ratti, topi o cavie femmina a cui erano state asportate le ovaie, avevano di per sé una minore incidenza di tumore polmonare. Se si ammalavano di tumore al polmone o se gli veniva indotto con delle sostanze cancerogene, inoltre, la crescita del loro tumore era sempre più lenta della loro “controparte” che possedeva le ovaie. Gli studi clinici supportano la conclusione che c’è uno squilibrio di ormoni sessuali e loro recettori in pazienti con tumore polmonare. Ovvero, i livelli di estrogeni risultano molto più alti che in un normale gruppo di controllo, mentre i livelli di testosterone risultano inferiori.

Inoltre, diversi studi hanno riportato che l’esposizione alla terapia ormonale sostitutiva (TOS) è associata ad effetti negativi sulla sopravvivenza del carcinoma polmonare. Ganti et al. hanno eseguito una revisione retrospettiva delle donne con diagnosi di tumore polmonare, raccogliendo dati tra cui età, storia passata di cancro, uso della TOS e sopravvivenza globale. Hanno trovato che la sopravvivenza globale era significativamente più alta nei pazienti senza TOS rispetto a quelli che ha ricevuto la terapia ormonale sostitutiva. Questo fa pensare che la TOS può influire sull’ambiente endocrino in modo tale da favorire cancro ai polmoni. Il tumore polmonare lavora tramite i segnali cellulari del recettore EGFR (HER2), mutato o meno; questa proteina dialoga con il recettore degli estrogeni, come provato in numerosi modelli sperimentali ed il loro segnale cellulare combinato è più forte di quello preso singolarmente. Come se non bastasse il tumore polmonare si può fabbricare la sua sorgente di estrogeni. L’estrogeno può essere sintetizzato nel polmone dall’enzima aromatasi (CYP19A1). L’aromatasi è presente nelle cellule NSCLC e nei tessuti tumorali ed è funzionale.

È noto che gli estrogeni stimolano la proliferazione cellulare del carcinoma polmonare NSCLC e che l’antiestrogeno fulvestrant inibisce questo effetto. È dal 2005 che si è indagato anche sul potenziale uso di inibitori dell’aromatasi nella terapia del tumore polmonare. Questa possibilità è venuta fuori dopo che uno studio di immunoistochimica in una biobanca di tumori, ha fatto registrare 86% di positività per l’aromatasi nei campioni conservati di carcinoma polmonare. A questa indagine è seguita una sperimentazione su ratti cui erano stati innestati frammenti di tumore polmonare esterno. Nei topi cui veniva somministrato nel cibo un inibitore dell’aromatasi (anastrozolo), la crescita del tumore trapiantato era almeno dimezzata. Da quanto esposto si capisce da sé che le donne in menopausa hanno in teoria un minore rischio di contrarre il tumore, specie se non fumatrici. Indipendentemente dal fumo, questo rischio può aumentare se esse intraprendono cicli di TOS per fronteggiare i disturbi legati alla menopausa.

A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

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