Le diete ad alto contenuto proteico (HPD) hanno dimostrato benefici nel ridurre markers cardiometabolici come l’insulina o i trigliceridi, ma i meccanismi responsabili sono ancora oggetto di molti studi. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Zaragoza, in Spagna, ha studiato in varie ricerche l’effetto di tre diete ipocaloriche con diversi contenuti proteici quasi tutti (80%) di origine animale (20%, 27% e 35%) sulla concentrazione di adipochine nel plasma e sulla sua associazione con i cambiamenti nei markers cardiometabolici. I medici hanno arruolato nel trial settantasei donne (BMI 32,8±2,9) che sono state randomizzate a una delle tre diete a ridotto contenuto calorico, con diverso apporto proteico pari a 20%, 27% o 35%; carboidrati, 50%, 43% o 35%; e grasso, 30%, per 3 mesi. Sono stati valutati i livelli plasmatici di adipochine (leptina, resistina, adiponectina e la proteina-4 legante il retinolo o RBP-4). La proteina legante il retinolo 4 (RBP4) è considerata un trasportatore specifico del retinolo nel sangue, ma è anche una adipochina implicata nella fisiopatologia della resistenza all’insulina.
La RBP4 sembra essere correlata con i marcatori cardiometabolici nelle malattie croniche infiammatorie, tra cui obesità, diabete di tipo 2, la sindrome metabolica e le malattie cardiovascolari. È stato recentemente suggerito che la flogosi (infiammazione) prodotta dalla RBP4 induca insulino-resistenza e vasculopatia. Ebbene, dopo 3 mesi di dieta, la concentrazione di leptina è diminuita in tutti i gruppi senza differenze tra loro, mentre i livelli di resistina sono rimasti invariati, così come la concentrazione di adiponectina. La RBP4 è diminuita significativamente di -17,5% nelle donne a dieta con il 35% di proteine. Nello stesso gruppo, i trigliceridi sono migliorati indipendentemente dalla perdita di peso. La variazione di RBP4 ha influenzato significativamente la variazione della concentrazione di trigliceridi del 25% e del 26% nelle diete con il 27% e il 35% di proteine se confrontate con la proteica del 20%. Una dieta proteica al 35% ha indotto una diminuzione di RBP4 indipendentemente dalla perdita di peso, cambiamento direttamente associato al miglioramento della concentrazione di trigliceridi.
Questi risultati suggeriscono che le diete HP migliorano il profilo cardio-metabolico, almeno in parte, attraverso i cambiamenti nella secrezione di adipochine. Essi sono la conferma di uno studio clinico condotto dallo stesso team di ricercatori, in cui erano state arruolate 80 donne con un’età media di 44 anni. Circa il 65% delle donne che avevano seguito una dieta proteica del 35%, ha perso ≥10% del peso corporeo contro il 33% nel gruppo 20% di proteine. Significative diminuzioni si sono verificate nella massa grassa, nei lipidi e nella resistenza all’insulina, specialmente nel gruppo con il 35% di proteine contro il 20% di proteine). Questo miglioramento non è stato completamente spiegato dalla perdita di peso. Il cambiamento dei trigliceridi era negativamente correlato all’assunzione di proteine animali. Tutti i gruppi hanno fornito risposte simili a un questionario di accettazione, appetibilità e gradimento. Una dieta a ridotto contenuto calorico con il 35% di proteine, per lo più di origine animale, aveva influito più efficacemente sul profilo cardio-metabolico rispetto a una dieta ipocalorica con un contenuto proteico inferiore.
Questo vuol dire che il corpo sa utilizzare le proteine in modo positivo per mobilitare i grassi, meglio che abituando il corpo a introdurre meno zuccheri o grassi con un regime dietetico ipocalorico studiato. Le proteine, infatti, modificano le risposte metaboliche corporee, essendo il materiale primario con cui mantenere strutture di sostegno come ossa, muscoli e pelle. Non hanno preferenza come fonte di energia, ed è ragionevole che facilitino la mobilizzazione dei giusti nutrienti usati come carburante cellulare, come gli zuccheri. Queste nozioni hanno impatto in molti contesti clinici. Ad esempio, uno di questi è il sovrappeso e l’obesità franchi in soggetti di mezza età ed oltre che hanno problemi legati ad artrosi del ginocchio o dell’anca, due condizioni frequenti dai sessanta anni in su. CI sono circa dieci studi pubblicati nella letteratura scientifica eseguiti da team di ricerca differenti, che riportano i benefici della dieta iperproteica uno-due pasti con integrazione alimentare artificiale nel caso di interventi chirurgici in ambito ortopedico.
Nell’ultimo studio del genere noto alla letteratura e pubblicato l’anno scorso, i ricercatori hanno progettato uno studio clinico randomizzato con una dieta ipocalorica modificata per tre mesi, con una preparazione nutritiva artificiale che sostituisce uno o due pasti, in pazienti con obesità e artrosi in attesa di intervento chirurgico ortopedico. A 52 pazienti è stato assegnato un solo pasto sostitutivo e ad altri 60 sue pasti sostitutivi. Al terzo mese, la perdita media di peso è stata dell’8.3%, ma coloro che avevano acuto due pasti sostitutivi avevano subìto un miglioramento dell’indice di massa grassa (FMI) con maggiore acquisizione di massa magra. Una diminuzione dei livelli di insulino-resistenza (HOMA-IR), pressione sanguigna sistolica e colesterolo totale è stata osservata in entrambi i gruppi senza differenze. Vantaggi similari sono stati ottenuti sui parametri di salute ossea (PTH, vitamina D, osteocalcina). Apparentemente, entrambi i regimi ipocalorico-iperproteici hanno indotto una similare perdita di peso senza vantaggi l’uno sull’altro. Possibilmente questo può dipendere dall’esiguità della coorte studiata.
Ma il principio di fondo non è errato. Per coloro che seguono programmi televisivi dedicati alla perdita di peso con la chirurgia bariatrica, ve ne è uno molto famoso dove il medico che segue i suoi pazienti prescrive una dieta iperproteica-ipocalorica di 1200 calorie, per stimolare una veloce perdita di peso. Generalmente, nei casi che “obbediscono” con disciplina alle prescrizioni, la perdita di massa grassa è abbastanza veloce fino ad arrivare al sorprendente. Non essendoci i passaggi intermedi a testimonianza completa per ragioni di copione, si deve assumere che la disciplina mostrata dai pazienti che seguono la dieta iperproteica-ipocalorica è realmente efficace. Questa dieta, sebbene efficace nei casi giovanili e di mezza età, potrebbe risultare parimenti vantaggiosa anche per gli anziani francamente obesi. La ragione è legata alla fisiologica perdita di massa muscolare netta che si verifica con l’invecchiamento (sarcopenìa). In tal modo si avrebbe un doppio vantaggio: perdita di massa grassa e prevenzione della perdita di massa muscolare.
- a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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